La radio è il passo successivo: da quella a valvole del periodo della guerra Marini si sposta, appena la tecnologia lo consente, sui transistor e sulle radio più moderne, ovviamente ascoltandone i programmi e… registrandoli.
Ancor oggi l’Archivio è composto da contenitori e dai connessi contenuti: almeno due registratori a bobine Geloso, ancora funzionanti seppur provati da decine di viaggi in auto con amplificatori e trombe da comizio, assieme a qualche decina di bobine in cui sono state registrate canzoni, comizi, tribune politiche, giornali parlati, trasmissioni radiofoniche e ancor altro da scoprire.
Negli anni Sessanta si aggiungono il mangiadischi per ascoltare i 45 giri e ben presto i giradischi dove poter ascoltare i ‘33 giri’, senza farsi mancare qualche copia degli Extended Play e dei Mini Disk. Marini si appassiona talmente ai microsolco e ai tanti concerti dal vivo che inizia ad acquistare i dischi degli artisti di jazz. Quasi ogni giorno cerca di ascoltare la “musica sincopata”, come veniva definita da coloro che la denigravano, nei programmi dei pochi canali radiofonici esistenti. Dal jazz al blues, senza dimenticare la classica, il salto è quasi immediato, e poi al rock in tutte le sue forme, alla musica italiana popolare, impegnata, di protesta, o lirica per poi ricercare il folk, il country, la musica sudamericana, latina e financo la discomusic. Appena le aziende e il mercato discografico scoprono che la musica non si ascolta più solo nel circoli del jazz, Marini passa dai giradischi dove ascoltare i 33 e 45 giri, in casa ma anche per strada, nei giardini e in auto, ai registratori e alle cassette magnetiche, più pratiche e resistenti delle bobine. E accanto alle numerose riviste che trattano di generi musicali ben presto si affiancano quelle che indicano le caratteristiche degli strumenti per favorire il migliore ascolto.
E con le audiocassette Marini scopre la possibilità di riascoltare i concerti e le trasmissioni, non solo musicali, trasmesse alla radio e alla televisione.