Nel 1954 la televisione in bianco e nero, con il trasformatore per variare tensione e intensità di corrente, inizia a fare la sua comparsa in qualche locale italiano. Ma già dagli anni precedenti Roberto Marini scopre con entusiasmo il proprio grande interesse per il cinematografo e per i film.
Sin dalla metà degli anni Cinquanta, Marini era un habitué dei primi cineforum dell’Unuri, e proprio in questi circoli animati, frequentati dagli appassionati, avrebbe fatto un incontro importante per la sua formazione: il futuro critico cinematografico Lino Miccichè. Con lui Marini avrebbe realizzato una ricerca sulle biografie degli autori e degli sceneggiatori del tempo. La ricerca era stata assegnata ai due giovani cinofili da Fernando di Gianmatteo, del Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma.
Da quel momento Miccichè iniziò la propria carriera di critico, mentre Marini, più grande di tre anni e dunque in età da leva militare, dovette partire per diciotto mesi di insopportabile naja tra Roma e Pisa. Al ritorno riprese a frequentare i sempre più diffusi cineforum di Pistoia; lui stesso ne organizzò alcuni in collaborazione con l’Arci, presso le Case del Popolo del territorio. Marini presentava il film e coordinava il dibattito finale. Anche in questo caso grande e plurale fu l’interesse che Marini manifestava per tutti i generi, anche se le sue preferenze andavano verso i film più impegnati: da Sergej Michajlovič Ėjzenštejn a Joris Evans, fino ai sempre apprezzati documentari storici.
Anche in questo caso alla fonte diretta si affiancavano gli strumenti per meglio interpretarla: sugli scaffali di casa Marini cominciarono ad accumularsi i numeri del Radiocorriere e di Cinema nuovo, oltre a quelli della Settimana Incom e alle sempre più numerose enciclopedie e monografie su filmografia, attività di registi, biografie di attori e attrici, resoconti di festival. Oggi questi materiali, splendidamente conservati, sono consultabili all’Archivio.